Michael Burger, la mia storia

I primi anni fra scuola e lavoro

Michael BurgerSono nato nel 1964, in un maso di fine vallata, a S. Maddalena – Valle di Casies, Alto Adige. In quegli anni, il tempo della scuola era in alternanza con quello del lavoro e del gioco. Terra e animali erano l’orologio della vita: ritmi e durate secondo le priorità di una tradizione contadina in attesa di modernizzarsi. I consumi erano essenziali, in molti modi rinunce e risparmio; c’era anche povertà. Nella scuola elementare, quando il Maestro dava un tema per il disegno, appendeva poi sul muro quello più bello; a volte anche il mio. Fra noi c’era competizione.

Ho visto la prima scultura della mia vita nel maso della zia Theresia. Era una mucca di legno dipinta con i colori della razza Pinzgauer: bianco e marrone. Nella Stube aveva un posto d’onore, sopra la radio. Un giorno lo zio Josef mi disse di averla scolpita lui. Questo artigianato domestico era una realtà nuova nella mia vita: mai visto qualcosa di simile nel maso della mia famiglia.

Terminata la scuola dell’obbligo, ho lavorato per due anni nel maso dei genitori. Ho poi frequentato il triennio della Landesberufschule di Silandro e conseguito la qualifica professionale di pittore e verniciatore.

Il lavoro nel restauro edilizio

Dopo il servizio militare – tutto io e sport come Maestro di sci di fondo – ho lavorato nel corso di dodici anni nel restauro edilizio, facendo così esperienza con l’arte da restaurare e conservare: togliere lo sporco, asportare gli strati di pittura fino a quello dei colori originari, consolidare e restaurare. In presenza di stucchi occorreva rimuoverli (freilegung), pulire e ricostruire il modellato.

Non si poteva fare tutto questo senza la pazienza: sì, il restauro richiedeva anche la pazienza. Questa pazienza è stata una presenza costante anche nella mia vita di scultore. L’ho persino amata questa pazienza.

Restaurare gli affreschi di chiese e antichi palazzi – a Bolzano, Bressanone, Vipiteno, Silandro – era   un lavoro duro, a contatto con sporco e diluenti. Era anche un lavoro delicato perché, pulendo, si rischiava di togliere troppo e perdere così parti dell’opera originaria. I diluenti erano tossici e il mio Maestro di restauro si era persino ammalato: le nostre protezioni erano insufficienti.

Una scelta di vita: studi e prime esperienze

Il lavoro nel restauro edilizio aveva per me vantaggi, ma anche limiti. Grande era il vantaggio di essere ogni giorno a contatto con l’arte. Questo contatto mi piaceva, mi dava emozioni e stimoli; ma mi stava anche un po’ stretto. Così, per via dei limiti del restauro, ho cercato un’altra strada. Ero spinto dal grande desiderio di creare qualcosa: ho scelto la scultura.

Nel 1996, ho iniziato il corso triennale della Scuola professionale provinciale per intagliatori in legno a San Giacomo in Valle Aurina. La decisione di frequentarla a 32 anni non è stata facile, ma il direttore mi ha incoraggiato e ho ottenuto l’attestato di qualifica professionale di intagliatore in legno. Nel primo anno, fatta un po’ di esperienza con gli attrezzi, si poteva essere creativi: e questo mi piaceva. Nel secondo si facevano copie di presepi e nel terzo si modellavano figure di creta. Così, in Valle Aurina, ho avuto una piccola base di conoscenza ed esperienza per la scultura.

Nel 1999 ho iniziato la Scuola professionale provinciale per l’artigianato artistico della Val Gardena, a Ortisei. Alla fine del triennio ho conseguito la qualifica professionale di scultore in legno. La mia decisione nasceva da un’esigenza profonda di dedicarmi alla scultura. Miei Maestri di scultura sono stati i professori: Gehard Demetz, Andreas Tomasini, Bruno Walpoth e Walter Moroder.

Nello stesso periodo ho frequentato i corsi serali dell’Istituto statale d’arte “Cademia”. Miei Maestri sono stati i professori Anton Ruben Da Cudan per il disegno e la modellazione, Gehard Demetz e Andreas Tomasini per la scultura.

Con le tre esperienze scolastiche mi facevo l’idea che, per diventare scultore, era necessaria una formazione di più lunga durata e sempre più orientata verso le tecniche e i materiali. Mi mancava tanto un ponte fra la scuola della Val Gardena e il lavoro reale dello scultore. Sentivo tanto il bisogno di un Maestro che dialogasse con me e soffrivo la mancanza di un rapporto personale con lui. Ora, ripensandoci, potrei dire che avrei desiderato imparare nel suo atelier di scultura.

Finiti gli studi, ho incominciato a scolpire e modellare facendo esperienza con vari materiali: creta, plastilina, cera, legno e bronzo. Mi sentivo isolato in Val Casies, una piccola valle chiusa dove incontri e confronti fra scultori erano improbabili. Ed era difficile – ma lo è anche ora – essere scultore come scelta di vita. Ancor più difficile essere riconosciuto come “uno che lavora”.

Scolpire e modellare: esperienze con i materiali e le tecniche

I miei primi lavori erano sculture in legno: copie di figure in gesso. Copiare è un esercizio praticato nelle arti visive, non solo quando si è principianti. Ben presto il copiare non mi soddisfaceva più: mi ci sentivo stretto e andavo cercando altro. Cercavo esemplari di sculture non da copiare, ma da ammirare e di cui godere: sculture a cui ispirarmi nel fare qualcosa che sentissi” di me”, perché mi esprimeva nella forma e nella tecnica. Questo cercare esemplari l’ho vissuto, ad esempio, ispirandomi a Ernst Barlach (1870 – 1938). Così sono nati: Il viaggiatore, 2004 e Contro il vento, 2005 in rapporto a Il fuggitivo, 1920 di Barlach. Un legame rimaneva nella genesi, ma non era più una copia: io sentivo nascere una nuova realtà.

Nel corso degli anni ho visto le mie sculture nascere con legami sempre meno visibili: era un nascere più libero e creativo. Tutto ciò incominciava a manifestarsi in alcune tendenze stilistiche. Per fare qualche esempio: Nati nella mia fantasia, 2006, plastilina; Cavallo da corsa, 2009, terracotta; Giovane donna seduta, 2011, bronzo; Balthasar, 2013, bronzo; Madre con bambino, 2013, bronzo; Il contadino, 2013, bronzo; Nudo di donna, 2014, bronzo; Marmotta e Marmotta con due cuccioli. 2015, terracotta policroma. E ancora: Lady von Bad Bachgart, terracotta; Frau von Bad Bachgart, 2016 terracotta policroma; Flora, 2016, terra corra policroma; Adolescente, Terracotta, 2016.

La mia prima scultura in bronzo, La Bagnante, è del 2002. Anton Ruben Da Cudan è stato mio Maestro per la modellazione e la fusione in bronzo. Negli anni ho mantenuto contatti con lo scultore gardenese e anche oggi egli è per me un bel punto di riferimento: disegno accurato, fare le misure, modellare il nudo o una figura con precisione anatomica. La mia tecnica nel bronzo mantiene una costante: lavoro in finitura con raspole e carta idratica, perché prediligo tirare le forme in liscio. Tuttavia mi piace anche vedere le tracce dello scalpello come in Bruno Walpoth, mio Maestro, che scolpisce una figura in liscio nel nudo e con lo scalpello nell’abito. Anche Hermann Josef Runggaldier è stato mio Maestro nelle tecniche della scultura.

Nel corso del mio lavoro ho toccato con mano che le sculture hanno cominciato ad avere forme, segni, dettagli e tecniche che danno a loro identità e rimandano a una appartenenza.

Questi sono alcuni dei miei punti di riferimento

  • la forma “giusta” richiede un attento studio dell’anatomia
  • la rappresentazione della forma è secondo il modello figurativo
  • il nudo è un classico nella scultura

Ora anche questo comincia a non bastarmi più: desidero che ideazione e creatività esplorino nuovi orizzonti.

Nel 2013 ho frequentato a Ortisei un corso organizzato dalla Provincia di Bolzano per la certificazione di Meisterbrief. I miei professori sono stati gli scultori: Gebhard Piccolruaz, Hermann Josef Runggaldier, Bruno Walpoth. Le loro lezioni, con l’intreccio di teoria e pratica, mi piacevano. E proprio perché mi piacevano, avrei voluto durassero di più

Una speranza

È stato per me non facile aver cominciato a 32 anni la mia scelta di vita come scultore, perché uno scultore ha bisogno di avere più vita per studiare, sperimentare, approfondire, creare. Incominciare e continuare è stato per me una profonda necessità interiore, un desiderio irrinunciabile. E anche una speranza. La speranza che la scultura – iniziata come artigiano – diventi quella di un artista.

S. Maddalena – Valle di Casies (BZ), 22 settembre 2017

Michael Burger

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